Vincenzo Monachino SJ. LA "ASSOCIAZIONE ARCHIVISTICA ECCLESIASTICA" |
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I. L'origine dell'Associazione
La sua origine avvenne in maniera normale per organismi simili: essa infatti avvenne per iniziativa di 22 archivisti ecclesiastici, che il 4 febbraio 1956 si radunarono in un'Aula della Pontificia Università Gregoriana per discutere precisamente sull'opportunità di dar vita ad una "Libera Associazione di Archivisti Ecclesiastici", allo scopo di incontrarsi periodicamente per trattare di problemi di comune interesse e per tenersi aggiornati sugli indirizzi più recenti della dottrina archivistica, naturalmente per tradurla poi, in quanto possibile, nella pratica. In quello stesso incontro, che però era stato preceduto da altri più ristretti con varie Autorità vaticane, fu deciso all'unanimità dei presenti - mancavano infatti due che però avevano inviato la loro adesione in scritto - di procedere quello stesso giorno alla costituzione dell'Associazione, affidando ad un Comitato provvisorio, allo scopo costituito, di preparare lo Statuto della nuova Associazione e di provvedere a chiedere le necessarie autorizzazioni sia in Vaticano sia fuori*. Per comprendere tuttavia quella certa fretta che potrebbe dare la suddetta rapida decisione del gruppo di archivisti ecclesiastici romani, fa d'uopo tener presente un antefatto, la denuncia avvenuta al II Congresso Nazionale Archivistico Italiano, celebrato a Salerno dal 13 al 16 settembre 1951, dello stato tutt'altro che consolante in cui si trovavano allora molti Archivi ecclesiastici, precipuamente a seguito delle distruzioni prodotte dagli eventi bellici, dei trasferimenti resisi perciò necessari di materiale archivistico e del disordine in cui era stato ammassato il materiale documentario. Questo stato di cose rendeva inaccessibili agli studiosi molti Archivi ecclesiastici.
Il relatore, Prof. Franco Bartoloni dell'Università di Roma "La Sapienza", registrava tre deficienze principali negli Archivi gestiti direttamente da Enti ecclesiastici: il personale era per lo più impreparato o addirittura mancante del tutto; i locali nei quali erano sistemati gli archivi erano spesso inadatti per la conservazione di materiale documentario delicato e già un po' provato; insufficiente, se non negligente la cura degli archivi. E ci si potrebbe aggiungere una quarta: piuttosto pochi erano gli archivi ben ordinati*. Sorvolando sulle complicate proposte di aiuti per portare rimedio alle deficienze riscontrate denunciate nella relazione, essa destò molta impressione ed ebbe vasta risonanza. Era stato però onesto l'oratore nell'attribuirle alla ultima guerra. E difatti, mai c'erano stati tanti interventi delle Superiori Autorità ecclesiastiche a favore degli Archivi e delle Biblioteche ecclesiastiche come nel periodo che segue il grande gesto di Leone XIII negli anni 80 del secolo precedente, quando egli aprì gli Archivi Vaticani alla consultazione degli studiosi**. Non abbiamo adesso il tempo di riferire tali interventi, anche sotto una semplice forma di elencazione; li inserirò caso mai nel testo stampato di questa mia relazione***. |
* F. BARTOLONI, Gli Archivi ecclesiastici, in "Notizie degli Archivi di Stato" a cura del Ministero dell'Interno, XII (1952). ** Vedi i due volumi della commemorazione centenaria editi dall'Archivio Segreto Vaticano sotto il titolo: Il libro del Centenario l:Archivio Segreto Vaticano a un secolo dalla sua apertzara 1880/82-1980/82, Città del Vaticano 1981-1982. *** Gli interventi delle Autorità Vaticane per gli Archivi ecclesiastici d'Italia, posteriori all'apertura di quelli Vaticani sono riportati in Enchiridiorz Archivorum Ecclesiasticorum, a cura di S. DUCA e SIMEONE della S. Famiglia OCD (Pubblicazioni della Pontificia Commissione per gli Archivi ecclesiastici d'Italia II), Città del Vaticano 1966, nn. 26, 27, 28, 29, 30, 31, 32, 33: pp. 163-226. Riportiamo un breve sommario di ognuno degli interventi: 1. Circolare, di carattere conoscitivo, della S. Congregazione del Concilio, del 30 agosto 1898, alle Curie vescovili, nella quale si chiedevano informazioni e s'impartivano istruzioni per la buona conservazione e l'ordinamento degli archivi della Curia vescovile. 2. Circolare della Segreteria di Stato del 30 settembre 1902 con annesso Regolamento per la custodia e l'uso degli Archivi e Biblioteche ecclesiastiche, con suggerimenti pratici sul modo di compilare gli inventari e gli schedari. Quanto all'accesso di studiosi, si osservava che "gli Archivi e Biblioteche Capitolari e Vescovili possedevano per lo più pergamene e codici richiesti dagli studiosi più seri, del luogo e forestieri ai quali per ciò stesso, nell'interesse della scienza e per la dignità dell'istituto debbonsi i riguardi e le agevolazioni convenienti". 3. Lettera del Card Merry del Val, Segretario di Stato, del 12 dicembre 1907, nella quale si ordinava d1 costituire in ogni diocesi "un Commissariato Permanente dei documenti e monumenti custoditi dal clero": il Commissario era assistito da una commissione di esperti ecclesiastici e laici. 4. Nel Codice di Diritto Canonico, promulgato da Benedetto XV nel 1917, venivano stabilite m parecchi canoni precise prescrizioni sull'Archivio diocesano e in particolare sulla tenuta dei Libri parrocchiali. 5. Circolare del Card. Pietro Gasparri, 15 aprile 1923, ad un anno dall'elevazione al sommo pontificato del papa Pio XI, già prefetto della Biblioteca Ambrosiana e poi della Vaticana - agli Ordinari d'Italia molto dettagliata, in cui richiamava l'osservanza delle precedenti, aggiungendo altri suggerimenti e offrendo l'aiuto della S. Sede per il restauro di codici deperenti, la formazione di commissari e prefetti idonei, la compilazione e la stampa dei cataloghi, il servizio degli studi e degli studiosi annunziava l'istituzione di un corso di Archivistica, aggiunto ai già esistenti presso l'Archivio Vaticano di Paleografia e Diplomatica, si esprimeva il desiderio"che al vantaggio della scienza e degli studiosi (per il quale la S. Sede non dubita di sostenere le spese ingenti del mantenimento di una biblioteca e di un archivio di prim'ordine, di una specola, di accademie e altri istituti superiori) si prestino e contribuiscano gli istituti ecclesiastici di provincia". Si inculcava estrema decisione e rigore nella nomina del personale veramente idoneo. 6. Discorso di Pio XI alle Scuole Vaticane di Archivistica e di Biblioteconomia: 13 giugno 1938. 7. Discorso di Pio XII alle medesime scuole: 15 giugno 1942 8. Circolare del Card. Giovanni Mercati, Bibliotecario-Archivista di S.R.C., agli Ordinari d'Italia, nella quale ordinava "per augusto incarico del nostro S. Padre Pio XII" un censimento degli archivi sotto la loro giurisdizione. È il più grande censimento che sia stato fatto in epoca recente. Il materiale è tuttora in Vaticano Tra questi interventi e i successivi c'è il periodo peggiore della II Guerra Mondiale, con bombardamenti lndiscriminati distruttivi e di uomini e di cose. Gli archivi ecclesiastici subirono anch'essi gravissime distruzioni o danneggiamenti di locali e di materiale. C'è, però, anche l'opera grandiosa svolta dal Vaticano sia presso le parti belligeranti per la salvaguardia dei monumenti, beni archivistici e librari: archivi e biblioteche ecclesiastiche e statali furono salvati con il trasporto in Vaticano. Valga per tutti la Biblioteca di Montecassino: 400 casse trasportate in Vaticano Gli interventi sopraelencati avvenivano anteriormente alla relazione del prof. Bartoloni |
Ma l'allarme del Prof. Bartoloni non era passato invano. Avendo esso richiamato in forma quasi ufficiale l'attenzione dello Stato Italiano sull'interesse pubblico e sulla pubblica responsabilità per la conservazione degli Archivi ecclesiastici, di fatto furono largiti aiuti notevoli dalle autorità italiane per il consolidamento e ripristino dei locali, ed inoltre fornita scaffalatura metallica antitermitica e restaurato materiale archivistico deteriorato.
Poco appresso maturò una persuasione importante, che cioè fosse necessaria qualche istituzione permanente per poter intervenire tempestivamente e in modo continuativo nel caso di necessità. E così nel mese di aprile 1955 fu istituita dal Sommo Pontefice Pio XII la "Pontificia Commissione per gli Archivi ecclesiastici d'Italia", con il compito di assistere e collaborare con gli Ecc.mi Ordinari per accertare quanto occorreva nel singoli casi e proporre i provvedimenti necessari*. La predetta Commissione fu in parte modificata e dotata di nuovo Statuto approvato dal Papa Giovanni XXIII, che la erigeva in persona morale**.
Nel dicembre dello stesso anno 1960 il papa approvava la "Istruzione agli Ecc.mi Ordinari e Rev.mi Superiori d'Italia" sull'amministrazione degli Archivi*, che dovrebbe essere tuttora in vigore. Aggiungiamo subito: purtroppo, questa Commissione deluse le aspettative, e non è questa la sede per ricercarne le cause. È in questo clima che nel febbraio del 1956 sorse la nostra Associazione Archivistica Ecclesiastica. Chi vi parla si trovava tra i 22 Archivisti fondatori. Punti fermi della nuova associazione: essa, pur nascendo con la autorizzazione delle Autorità Vaticane, perché desiderava avere in Vaticano la sua sede legale e, se possibile, anche materiale, sarebbe stata una "libera Associazione di Archivisti di Archivi Ecclesiastici"**, dipendenti o meno dalle Autorità Vaticane, in un primo momento di quelli in Roma e poi anche di quelli di fuori Roma. Inoltre la nuova Associazione non avrebbe posto limiti territoriali ai soci che avessero desiderato di aderirvi. Anzi era auspicabile che le domande e le iscrizioni provenissero da archivisti di vari luoghi e anche paesi, insomma da quanti si interessavano degli Archivi di enti ecclesiastici nella Città del Vaticano, in Italia e in ogni altro paese. L'Associazione voleva essere uno strumento di collaborazione nel campo tecnico, al servizio delle Autorità ecclesiastiche; e che al tempo stesso si inserisse nella collaborazione internazionale al servizio della ricerca scientifica. |
Dentro lo stesso anno 1956 fu nominato dapprima un Comitato provvisorio per preparare lo Statuto da presentare all'approvazione dei Soci nella prossima Assemblea e ad avviare le pratiche necessarie per il riconoscimento dell'Associazione da parte delle Autorità del Vaticano. Il 10 luglio ebbe luogo presso l'Archivio Segreto Vaticano - che ospitò l'Associazione nei propri locali sino al 1972 e dal 1963 al 1973 fornì anche il Presidente nella persona di S. E. Mons. Martino Giusti - l'Assemblea dei soci, che, dopo essere stati messi al corrente delle pratiche già svolte con esito positivo con la Segreteria di Stato attraverso l'allora Sostituto S. E. Mons. Dell'Acqua e con la Commissione Pontificia per lo Stato Città del Vaticano, che doveva autorizzare la costituzione dell'Associazione agli effetti dell'Art. 3 della legge di Pubblica Sicurezza del 7 giugno 1929 n. VI, scelse a maggioranza il nome che ancora porta di "Associazione Archivistica Ecclesiastica", elesse il primo Consiglio di Presidenza - che constava di un Presidente, un Vice Presidente, eletti con scrutini separati, e di sette Consiglieri - e approvò lo Statuto***.
L'Associazione era così veramente costituita e poteva incominciare la propria attività, che era indicata in via di massima La nuova Associazione rispondeva dunque ad una esigenza degli stessi archivisti, a cominciare dai fondatori, e incoraggiava i titolari degli Archivi ecclesiastici a disimpegnare con amore e costanza il loro compito, poco appariscente e spesso anche poco apprezzato. Senza poi dirlo, era sottintesa l'intenzione di stimolare con la nuova Associazione le Autorità diocesane e degli Istituti religiosi a rivolgere ai propri Archivi quella attenzione che era inculcata nel Codice di Diritto Canonico Era stata preparata dalla istituzione della Commissione Pontificia per gli archivi ecclesiastici d'Italia. La quale, a sua volta, era stata stimolata da qualche voce se non di critica, certo di preoccupazione per lo stato degli Archivi ecclesiastici, denunziato dal Prof. Bartoloni, poco favorevole alla ricerca scientifica. Bisogna però essere onesti: eravamo ad appena un decennio dalla fine della tanto distruttiva II Guerra Mondiale, e si sa per esperienza che dopo tali catastrofi la prima cosa che si deve pensare a normalizzare sono i mezzi di sussistenza: "prius est esse et postea philosophari".
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II. Le attività dell'Associazione E passiamo al II punto: Come cominciò la nuova Associazione a svolgere la propria attività e come venne accolta? Da parte dell'Associazione si cominciò subito a svolgere una entusiastica attività, che fu incoraggiata dalle competenti Autorità ecclesiastiche: Ecc.mi Vescovi e Superiori di Istituti religiosi, spronati a loro volta dai Sommi Pontefici Pio XII, Giovanni XXIII e loro successori sino all'attuale Pontefice Giovanni Paolo II. Infatti, a poco più di un anno dalla Costituzione dell'A.A.E. si teneva in Roma, nei giorni 5-8 novembre 1957, il I Convegno, molto frequentato da Archivisti ecclesiastici e laici e studenti della Scuola Vaticana di Paleografia-Diplomatica e di quella di Archivistica, del quale tenne la Prolusione il Card. Angelo Roncalli e la conclusione lo stesso Pontefice Pio XII in una solenne udienza con appropriato discorso*. Non era trascorso un altro anno e nei giorni 8-12 settembre 1958 veniva tenuto il II Convegno, pure molto frequentato, però a Milano, con un caloroso messaggio di Pio XIIl** e con una magistrale Prolusione dell'Arcivescovo G. B. Montini, il futuro Paolo VI, sul tema: Gli Archivi diocesani e gli Archivi parrocchiali nell'ordinamento della Chiesa***. Ciò che impressionò molto in questi primi Congressi, chiamati per modestia "Convegni", fu l'impegno e l'entusiasmo di tanti giovani seminaristi e religiosi nel seguire le relazioni, che mostravano avidità di apprendere a far bene gli archivisti. Con tali inizi, la nuova Associazione si affermò subito tra gli Archivisti, il che era normale, però anche assolutamente necessario, ed ebbe per conseguenza di farla subito accogliere dagli Ecc.mi Vescovi e dai Superiori degli Istituti religiosi. Come però avviene per ogni iniziativa o creazione di qualche nuovo organismo, l'entusiasmo delle origini è un fenomeno passeggero. Così avvenne anche con l'A.A.E., che dopo i bollori, non diciamo esaltazione, degli inizi perché sarebbe qualifica impropria, entrò nella atmosfera normale, tanto più che i raduni e i Convegni di più giorni cominciavano a richiedere maggiori costi e non si poteva sempre contare sulle generosità delle città che li ospitavano. Era stato però molto importante l'aver inculcato la necessità di dedicare maggior interesse agli Archivi degli enti ecclesiastici, e ciò a vantaggio della Chiesa stessa e per i ricercatori. Si era inculcata - per dire creata ci vogliono degli anni - una coscienza archivistica, che cioè è necessario conservar bene gli Archivi sia per l'ente che ha prodotto la documentazione in essi contenuta sia per i ricercatori.
È certo che l'Associazione ha cooperato efficacemente ad indurre le competenti Autorità ecclesiastiche a dedicare maggior interesse ai propri archivi di quanto glielo avessero dedicato per l'innanzi, e dal 1976 in poi ne ho avuta, per la carica di presidente dell'Associazione che ho ricoperto, una esperienza e prova diretta. È doveroso riconoscere che negli stessi anni intervennero anche altri fattori ad accrescere l'importanza e di conseguenza l'interesse per i Beni Culturali e per gli Archivi: negli anni 60-70 è sbocciata e si è subito affermata "I'era dei Beni culturali" e in Italia venne istituito il Ministero per i Beni Culturali e Ambientali*, che negli ultimi anni per merito del Direttore Generale dell'Ufficio Centrale per i Beni Archivistici sta dispiegando anche una intensa attività con Congressi, Convegni, incontri e pubblicazioni. Per ritornare alla nostra Associazione, essa ha potuto esercitare il suo benefico influsso attraverso i "Congressi", o come li chiamiamo noi "Convegni", celebrandoli regolarmente dapprima ogni anno e poi ad anni alterni. Con quello celebrato in Roma nell'Ottobre 1990 ne sono stati già celebrati 17 (8 a Roma, 2 a Milano, 2 a Napoli, 1 rispettivamente a Bari, Padova, Brescia, Loreto, Orvieto). Motivo principale della loro diradazione è stato il crescente aumento dei costi di ogni Convegno e soprattutto della stampa degli Atti nel nostro Bollettino "Archiva Ecclesiae"** |
Nei Convegni oltre alla trattazione, affidata a specialisti, dei principali problemi concernenti l'ordinamento e la buona tenuta degli Archivi, sono stati messi in rilievo l'importanza e il grande valore ecclesiale e storico culturale della documentazione in essi contenuta; sono state portate a conoscenza dei partecipanti le iniziative in materia degne di esser conosciute, e caso mai anche imitate, e naturalmente stimolato lo zelo degli archivisti, richiamando in pari tempo l'attenzione loro e dei loro Superiori sul dovere di conservare con sicurezza e di tenere in efficienza gli archivi per l'esigenza degli enti che hanno prodotto la documentazione e per soddisfare la crescente richiesta di consultazione da parte de gli studiosi. Perché è un fenomeno non soltanto italiano, una specie di scoperta di una nuova America, ossia degli Archivi ecclesiastici da parte di tanti studiosi per le loro ricerche, oltreché degli studenti per le loro dissertazioni di Laurea. Il fenomeno dell'aumento della popolazione universitaria è un fenomeno almeno europeo. Insomma, i 17 Convegni celebrati dalla nostra Associazione sono stati, oltreché degne tornate di studio e di scambio di esperienze tra gli archivisti ecclesiastici e laici, anche un mezzo di propaganda per gli archivi ecclesiastici e di coscientizzazione del personale ad essi addetto e ad ogni livello di essi responsabile*
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Ci sono altri frutti dei nostri Convegni da non dimenticare: il primo, essi hanno porto occasione agli archivisti di incontrarsi, di conoscersi, di scambiare le proprie esperienze professionali, li hanno affratellati, tanto da farne quella che voi tedeschi chiamate con appropriata denominazione "Arbeitsgemeinschaft"; il secondo, i Convegni hanno spronato tutti a tenere, o in caso che ancor non lo fossero, a mettere in ordine i propri archivi; il terzo, e questo è di grandissima importanza, ci hanno dato occasione di stringere cordiali relazioni con le Autorità, i funzionari e gli archivisti degli Archivi statali*. In fondo, si sono poi tutti convinti che gli Archivi ecclesiastici, pur costituendo una categoria tutta speciale di Archivi, sono essi pure una parte, e scelta, del patrimonio archivistico nazionale. Non vorrei, infine dimenticare un altro fattore che ha dato rilevanza ai nostri Convegni: la partecipazione attiva di Em.mi Cardinali e di Vescovi che vi hanno tenuto prolusioni o apprezzate relazioni. E corona di tutto: quando è stato possibile, i Sommi Pontefici hanno accolto in speciali udienze e rivolto ai Congressisti parole di plauso, di incoraggiamento, di indirizzo; e a nessun Convegno hanno fatto mancare il loro benaugurante messaggio e la benedizione per i lavori. E questo non poteva non avere un effetto anche sui Vescovi e sui Superiori di Istituti religiosi** Se ora gli Archivi ecclesiastici vogliono adeguarsi alla nuova era e all'alta stima dei beni culturali dell'ora attuale, e alla accresciuta richiesta degli studiosi che vedono nella documentazione degli Archivi ecclesiastici una importantissima fonte, forse la più genuina, per scoprire le tradizioni e gli elementi che hanno costituito e costituiscono ancora la "cultura" nella sua pienezza di una determinata regione, anche l'Associazione Archivistica Ecclesiastica cresce di valore e resta sempre attuale. Perché sempre attuale resta non solo lo studio erudito della documentazione contenuta negli Archivi ecclesiastici, ma l'ispirazione operosa che da essa si puo' trarre.
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Vorrei aggiungere anche un altro fattore che ha accresciuto la stima della Associazione Archivistica Ecclesiastica e delle sue attività: essa è riuscita a pubblicare gli Atti di tutti i suoi 17 Convegni, raccolti in quello che chiamiamo il "Bollettino dell'A.A.E.", che poi è una vera Rivista a periodicità biennale: ARCHIVA ECCLESIAE. Il Segretario dell'Associazione, il P. Prof. Emanuele Boaga, ne ha fatto un diligente Indice delle materie delle relazioni e comunicazioni, lasciando da parte la cronaca dei Convegni e delle attività del Consiglio, e ne è risultato che l'insieme dei 17 volumi di ARCHIVA ECCLESIAE è un vero corpus di Archivistica, utile per quanti si occupano di Archivi*. Tralascio tutto l'altro lavoro promosso dalla nostra Associazione: partecipazione anche attiva ad altri Convegni archivistici, pubblicazioni di inventari o cataloghi di molti Archivi diocesani, parrocchiali, di Istituti religiosi, Contraternite ecc. Non posso però tacere quello che consideriamo il "fiore all'occhiello" della nostra Associazione: tra le iniziative c'è quella di aver in corso di esecuzione la GUIDA DEGLI ARCHIVI DIOCESANI D'ITALIA. Il volume I di essa con la descrizione di 80 Archivi diocesani è già uscito nel 19902°. Del volume II, con altrettanti Archivi diocesani, sono già pronte le prime bozze corrette. Per completare l'opera ci vorrà almeno un III volume, che richiederà un po' più di tempo. Riconosciamo che il I volume ha dei limiti, che è perfezionabile~ e lo sarà già in parte nel II volume. Quando sarà uscito anche il III, e forse ultimo volume, il tutto sarà raccolto in un unico grande volume, disposto alfabeticamente, come già lo sono i volumi primo e secondo, che comprendono Archivi di diocesi di tutte le Regioni d'Italia, con il titolo: GUIDA DEGLI ARCHIVI DIOCESANI D'ITALIA. Il Direttore Generale dell'Ufficio Centrale per i Beni Archivistici, che sa ben valutare il valore di queste produzioni, appena ha conosciuto il nostro lavoro, ci offrì di stamparlo tra le pubblicazioni del Ministero, e così il I volume uscì in copie 3.000, di cui 2.000 per il Ministero dei Beni Culturali e Ambientali, e 1.000 per noi con la copertina e frontespizio della nostra Rivista ARCHIVA ECCLESIAE an.- 32-33 (19891990). Anche il volume II sarà stampato nella medesima collana del suddetto Ministero, però in coedizione tra il Ministero e la nostra Associazione, che pagherà le proprie 1.000 copie, con i rispettivi diritti.
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III. Odierna situazione degli Archivi ecclesiastici in Italia Non sarebbe completa questa mia relazione se non facessi un breve cenno all'altra parte che mi avete chiesto: la situazione odierna degli Archivi ecclesiastici in Italia. Sino a pochi anni addietro, la nostra Associazione Archivistica Ecclesiastica era l'interlocutore principale in materia di archivi ecclesiastici con i competenti organi della Direzione Generale degli Archivi in Italia; ora invece, grazie a Dio, esistono vari organi ecclesiastici ufficiali competenti per il settore per intrattenere i rapporti in materia con i rispettivi organi dello Stato Italiano. All'interno degli organismi della Curia Romana è stato costituito una "Pontificia Commissione per i Beni culturali della Chiesa", la quale, dopo essere stata una Segreteria per la conservazione del patrimonio artistico e storico della Chiesa in seno alla Congregazione del Clero, di recente è stata elevata a Consiglio autonomo, diretto da un Presidente, coadiuvato da un Segretario e altro personale e da circa 25 Consultori scelti fra persone competenti nei tre settori - Beni artistici, Beni librari e Beni archivistici - compresi sotto la denominazione di "Beni culturali della Chiesa". Tale nuova situazione è stata creata col Motu Proprio "Inde a Pontificatus Nostri initio" del 25 marzo 1993 Il Consiglio in parola ha competenza per impartire direttive a tutta la Chiesa. E difatti ha incominciato ad entrare in contatto con gli Ordinari e i Superiori religiosi dell'intera Chiesa per l'esplicazione dei suoi compiti. Noi auguriamo buon lavoro e fraterna intesa con gli organi periferici competenti dei tre settori, in modo da poter compiere un lavoro utile per tutti. All'interno poi della C.E.I. (Conferenza Episcopale Italiana), è stata costituita una "Consulta Nazionale dei Beni culturali ecclesiastici", che ha alla sua testa un Ecc.mo Vescovo, Mons. Pietro Garlato di Tivoli, affiancato da circa venti Consultori, che si radunano alcune volte durante l'anno, per lo più in occasione delle sedute plenarie della C.E.I., per discutere e decidere sulle questioni di comune interesse in materia che via via si presentano, rilasciando naturalmente le più importanti alla decisione degli Ordinari o dei membri della Presidenza della C.E.I. In ogni diocesi italiana esiste naturalmente un archivio della Curia Vescovile, con uno o più archivisti a seconda della grandezza e importanza della diocesi, diviso in tre sezioni: Archivio corrente, Archivio di deposito e Archivio storico. In alcuni archivi tuttavia l'archivio corrente comprende anche quello di deposito, sino a quando le pratiche evase passano allo storico. Quest'ultimo è il vero archivio consultabile. È per salvaguardare la buona conservazione degli archivi delle Curie vescovili italiane che l'Associazione Archivistica ha preso l'iniziativa di comporre la "Guida degli Archivi Diocesani d'Italia", di cui è uscito già il I volume contenente la guida di 80 Archivi diocesani ed è di prossima pubblicazione il II volume con la scheda di altrettanti Archivi diocesani. |
Del pari, in ogni diocesi esiste anche un Archivio o Biblioteca Capitolare, che fa capo al Capitolo della Cattedrale. Alcuni di questi Archivi o Biblioteche sono famosi a motivo della ricchezza e dell'importanza del materiale manoscritto o stampato che contengono, come per esempio la Biblioteca Capitolare di Verona, nella quale tra altra documentazione importante c'è un Codex purpureus dei Vangeli del secolo V. Un Archivio esiste pure nelle parrocchie, con i tradizionali Registri dei Battesimi, delle Cresime, dei Matrimoni e dei Morti - nei secoli XVII e XVIII si compilava in molte parrocchie ogni anno anche lo "status animarum", documento socio-religioso di primissimo ordine e con altra documentazione più o meno ricca e più o meno ben conservata, dipendentemente dalla buona volontà e comprensione da parte dei parroci che si son susseguiti nelle parrocchie*. Una questione attualmente dibattuta è, se lasciare e registri parrocchiali e altra eventuale documentazione presso le rispettive parrocchie o trasferire il tutto, ad eccezione dei registri degli ultimi 60-70 anni, in deposito presso l'Archivio centrale della diocesi. La soluzione adottata nelle varie parti non è univoca, eccettuato il caso delle parrocchie che vengono meno per trasferimento di popolazione. Esistono, infine, nelle diocesi e nelle parrocchie vari altri archivi: di confraternite, associazioni, movimenti, ecc. di diritto vescovile o solo operanti di fatto, e di conseguenza dipendenti da qualche autorità ecclesiastica o meno. Quello che è più importante, è che esiste e opera una Commissione paritetica, con rappresentanti dello Stato italiano e della S. Sede, che ha il compito di stipulare gli accordi previsti dall'Articolo 12 della revisione del Concordato fra Italia e S. Sede del 1929, intervenuta il 18 febbraio 1984. I1 predetto Articolo del nuovo accordo è tutto dedicato ai Beni culturali ecclesiastici, alle loro conservazione e fruizione. Lo Stato italiano ha già approvato una legge che prevede la concessione di contributi dello Stato per la conservazione e restauro dei Beni culturali ecclesiastici. Questo primo passo fa ben sperare per una migliore conservazione dei predetti Beni**. Prima di chiudere questa mia relazione, desidero esprimere al Presidente della "Arbeitsgemeinschaft der Archive und Bibliotheken in der Evangelischen Kirche von Deutschland", Prof. Dr. Helmut Baier, un sentito ringraziamento per avermi offerto l'occasione di presentare al loro VI Congresso Internazionale, tenuto in Roma presso la Facoltà Teologica Valdese dal 15 al 22 settembre 1991, la nostra Associazione con le sue iniziative e attività***. |
E realmente la nostra Associazione lavora, con costanza e competenza da oltre 35 anni, alla salvezza, conservazione, buona tenuta degli Archivi Ecclesiastici italiani, coscientizzazione a favore degli stessi Archivi, con la conseguente fruizione da parte degli studiosi. Essa, anzi, ha ispirato il sorger di fiorenti Associazioni consimili in altri Paesi europei e ha svolto il suo rigoglioso lavoro grazie al volontariato dei membri del suo Consiglio, poiché non poteva contare su alcuna dotazione, ma solo sulla modesta quota associativa degli iscritti e sperare sui mezzi che la Provvidenza le avrebbe fatto pervenire volta per volta. E la Provvidenza ha realmente provenuto, se abbiamo potuto celebrare tanti Convegni, stampare i rispettivi Atti e svolgere tutta l'attività sopra descritta. Negli ultimissimi anni la Provvidenza le ha inviato in generoso soccorso la Conferenza Episcopale Italiana, che ha desiderato sostenere il prezioso lavoro che l'Associazione svolge, in specie assicurare il compimento della ";Guida degli Archivi diocesani d'Italia". E io desidero esprimere, anche da questa sede, alla Conferenza Episcopale Italiana il più vivo ringraziamento dell'Associazione Archivistica Ecclesiastica |