Carissimi soci,

in primo luogo un saluto a tutte e a tutti!

Vi confido che non certo senza un po' di trepidazione ho accettato di accompagnare l’Associazione, come presidente, in questo tratto di strada, ben consapevole dei miei limiti e dell’impegno che questo incarico comporta.

È stata la figura del nostro indimenticato e carissimo don Gaetano, che se da una parte mi appare come incomparabile nella sua dedizione, competenza e professionalità, ma soprattutto umanità e spiritualità, che mi incoraggia e sostiene perché non solo ha guidato con saggezza il cammino dell’Associazione in questi anni, ma ne ha anche delineato, con lungimiranza, i passi verso il futuro.

Ed è su questa rotta già tratteggiata e comunque ancora tutta da costruire e percorrere che spero possiamo navigare tutti insieme.

Certo, la trepidazione per il gravoso impegno è anche rassicurata dalla certezza di poter contare su un consiglio di spessore, che unisce una consolidata esperienza e saggezza a giovanile creatività: mons. Salvatore Palese, mons. Ernesto Rascato, p. Giovanni Grosso, Licia Meloni, Simone Marchesani, Sr. Maria Rosa Venturelli, don Andrea Czortek.

Io e il consiglio che avete eletto siamo qui per voi, certo per coordinare le attività e la vita associativa, ma soprattutto per ascoltare, tutti e ciascuno, perché l’Associazione è la nostra casa, la barca sulla quale stiamo navigando insieme.

Non poche le sfide che ci aspettano a partire dal far conoscere la nostra Associazione, a mettere in rete esperienze e potenzialità. Costruire ponti e rafforzare legami con gli altri organismi e strutture ecclesiali e non, nazionali e internazionali, così come è nel DNA della nostra Associazione, è la direzione sulla quale già don Gaetano ci ha indirizzato con decisione, basterebbe pensare alle conferenze degli archivisti ecclesiastici europei.

Allargare i propri orizzonti senza dimenticare le proprie radici, trarre dal proprio tesoro di esperienza la sapienza per affrontare nuove sfide, non avere paura di un confronto ampio e dialettico con la cultura del nostro tempo sono molto più di vaghe indicazioni: sono la direzione da intraprendere con coraggio e determinazione.

Dopo il convegno di Bergamo (“Archivi tra didattica e pastorale: orientamenti ed esperienze” - Bergamo, 7-10 settembre 2021), che ci ha fatto toccare con mano le incredibili possibilità dei nostri archivi e soprattutto quella risorsa incredibile che sono le persone che negli archivi ci lavorano, magari senza troppo rumore, ma non per questo con minore passione e competenza, ci aspettano molte iniziative di formazione, tra le altre segnalo l’imminente percorso sulla figura e il ruolo dell’archivista ecclesiastico: “Trasmettere, gestire e valorizzare. Corso di formazione per gli archivisti ecclesiastici”, Pontificia Università Gregoriana, 21-22 gennaio, 18-19 marzo, 10-11 giugno 2022.

Tra le priorità di questi anni la formazione permanente, una solida collaborazione con organismi e istituzioni per iniziative di valorizzazione del patrimonio archivistico ecclesiastico, ma soprattutto la cura delle relazioni, di quella preziosa e fondamentale “circolarità generazionale” che non vive della paura dell’essere messo da parte o nella chiusura su un passato prigioniero di se stesso e neppure in quelle fughe ingenue verso le novità “messianiche” del presente, ma in quella circolare e virtuosa integrazione tra la consolidata esperienza dei più temprati e coloro che si stanno solo ora affacciando sul mondo dell’archivistica.

Non credo dobbiamo temere, né ritenere ingenuità giovanile, l’idea di coltivare il sogno di un’Associazione che possa essere davvero una bottega dell’apprendere e condividere il mestiere, l’arte, la missione dell’archivista.

Sì, perché se il documento è centrale nella vita dell’archivio, quest’ultimo resterebbe silente senza chi lo interpreta e gli permette di “dialogare” con tempi e persone di epoche molto diverse e assai lontane rispetto a quelle in cui è stato prodotto.

L’archivista non è solo il custode di un bene prezioso, ma anche colui che è impegnato a dargli parola.

L’archivista è sulla soglia tra il bene documentario e coloro che all’archivio si affacciano.

Non si frappone, non si sostituisce, ma mette in comunicazione, tesse relazioni.

La passione dell’archivista è quella che spinge non solo ad accogliere chi si presenta all’archivio, ma addirittura a raccontare le meraviglie che l’archivio contiene perché chi è fuori, chi non ne ha conoscenza, soprattutto le nuove generazioni, abbia ad “affacciarsi”, ad entrare in archivio.

Oserei dire ancora di più: la passione dell’archivista è tale che “porta” l’archivio “fuori” dalle segrete stanze laddove la vita accade nel suo quotidiano: nella scuola, nelle università, nei luoghi della cultura e del sapere, nella comunità ecclesiale e civile.

Come «l’amico dello Sposo» … non è forse questo quello che dice anche La funzione pastorale degli archivi, il bellissimo e ancora attuale documento del 2 febbraio 1997 della Pontificia commissione per i beni culturali della Chiesa?

La nostra Associazione, noi archivisti siamo chiamati in questo tratto della storia ad essere protagonisti di una sfida culturale e pastorale immane, siamo chiamati a percorrere nuove rotte in mari spesso burrascosi se non peggio di immota indifferenza, ma non abbiamo paura: il tesoro che siamo chiamati a custodire e condividere, proteggere e promuovere cela le impronte di Colui che della storia è il Signore!

Un rinnovato saluto e, nell’imminenza delle feste natalizie, un augurio sincero a tutti di un Santo Natale e un Felice Anno Nuovo.

Roma, 8 dicembre 2021, Solennità dell’Immacolata Concezione della B. V. Maria

Don Gianluca Marchetti
Presidente Associazione Archivistica Ecclesiastica