Gli archivi ecclesiastici sono i centri della cultura
L'azione della Chiesa è ispirata dal comandamento cristiano: "Andate e ammaestrate tutte le nazioni". Nel documento "Il ruolo degli archivi ecclesiastici nella vita pastorale" è stabilita la modalità propria, con la quale gli archivi possono osservalo e noi dobbiamo realizzarla concretamente, questo è uno dei nostri compiti. La nuova concezione che fa dell'archivio il luogo efficace della memoria cristiana ci apre una nuova prospettiva. Gli archivi, come custodi dell'eredità del passato, ispirano al meglio l'idea della perennità, muovono verso l'approfondimento e, con ciò, producono diversi frutti in ambito scientifico. Questo caratterizzava il passato. Le esigenze del nuovo millennio ci spingono all'azione e il primo passo in tal senso è la conversione della coscienza dell'archivista, questi deve riconoscere le richieste delle altre persone e deve saper indicare la giusta via della storia della salvezza attraverso la sua specializzazione e il suo lavoro. L'impressione è che le cose da vedersi inondino la società odierna e che l'archivista cerchi di venire incontro sufficientemente a questa richiesta. Fino a oggi abbiamo creduto che i tradizionali lavori archivistici (la raccolta, la conservazione, la elaborazione e la pubblicazione di documenti) siano stati sufficienti a soddisfare le esigenze. Questi sono necessari ma per nulla sufficienti. Il sapersi orientare dell'archivista tra il materiale archivistico non può essere fine a sé stesso, poiché
questi deve trasmettere le proprie conoscenze ai ricercatori, condividere le perle preziose non solo con i ricercatori accreditati ma anche tra coloro che sono di passaggio, ormai anche per le strade di Internet. Il 12 maggio 2002, in occasione della Giornata Mondiale delle Comunicazioni, il Santo Padre ha espresso la preoccupazione che i giusti valori non siano accolti nel mondo di Internet. (E' interessante che questo messaggio l'abbiamo trovato proprio su Internet.) L'archivista può essere di grande aiuto alla Chiesa in questo compito, con una coscienza attenta può trasmettere i valori eterni, le conoscenze della storia e la verità. Nella nostra patria possiamo riportare i seguenti sforzi a partire dal cambio di sistema politico. Tra i 21 archivi cattolici l'archivio diocesano di Györ ha ricevuto un nuovo edificio, l'archivio greco-cattolico di Hajdùdorog ha ricevuto alcune nuove stanze, la nuova diocesi di Debrecen-Nyìredgyhàza ha istituito il suo archivio e raccolto il materiale, l'archivio della fondazione Mindszenty si è trasferito da Mariazell e Vaduz a Budapest, e le diocesi che in passato disponevano di un archivio capitolare ne hanno ottenuto la restituzione dalla Stato.
Da più di dieci anni l'archivio primaziale ha iniziato l'organizzazione di conferenze internazionali ed ecumeniche, che da allora sono diventate tradizionali. In molte diocesi i vescovi hanno dato vita a commissioni di storia della Chiesa in dialogo e collaborazione con gli archivisti, in modo da creare un tavolo di conferenze per la ricerca scientifica, così da poter allargare a ulteriori circoli le pubblicazioni da essa scaturite, anche se le limitate collocazioni non favoriscono questo proposito. La via da seguire per il futuro è la trasmissione delle conoscenze, che si basano
sulla ricerca, a coloro che cercano Dio nella verità, anche attraverso l'uso di Internet. L'elaborazione e l'utilizzo dei "gruppi principali di fondi" promossi dagli archivi civili facilitano questa strada proprio attraverso il mezzo del linguaggio.
Un'ulteriore trasmissione della tradizione si attua nella rappresentazione di mostre, dove l'archivista espone i suoi pezzi più belli e attraverso di essi si fa mediatore di una parte della bellezza di Dio. Un eccezionale esempio di ciò è la mostra dal titolo "Mille anni della Chiesa ungherese", tenutasi in Vaticano e in parte anche nel Museo Nazionale Ungherese di Budapest. Il catalogo della mostra in italiano, ungherese e inglese (arricchito con una parte storica) non è solo bello, ma può anche essere utile e di valore per altri Paesi.
Le opere archivistiche sulle fonti sono realizzate attraverso un faticoso lavoro, ma sono preziose perché frutto di diversi ricercatori. Le pubblicazioni di documenti medievali, verbali di visite e di conferenze episcopali sono molto importanti perché vicine al lavoro degli archivisti. Naturalmente non possono essere abbandonate le pubblicazioni degli espedienti archivistici, poiché di qui possono derivare le prime informazioni per i ricercatori, senza che questi debbano recassi in archivio. Moderni supporti di dati, come Cd e Cd-Rom sono già stati pubblicati, in futuro dobbiamo moltiplicare questi sforzi esemplari.
Il controllo sugli archivi ecclesiastici cattolici è esercitato dal Centro Nazionale delle Collezioni Cattoliche, dove lavora una incaricata che si occupa della produzione di diversi lessici: uno tratta dei termini di sistemazione dell'archivio e di registrazione, l'altro è sui termini degli archivi ecclesiastici, il terzo è una raccolta di termini latini per gli archivi ecclesiastici. L'intera raccolta di termini sarà di grande aiuto per gli archivisti. Inoltre organizza conferenze che trasmettono le più approfondite conoscenze di un'area scientifica, come per esempio le incisioni, le filigrane, gli stemmi ecclesiastici o la legge sulla protezione dei diritti d'autore, la questione del diritto di proprietà ecclesiastico.
Noi sperimentiamo anche le difficoltà della sopra citata via della trasmissione dell'annuncio della gioia. II lavoro silenzioso della elaborazione archivistica deve essere tenuto in equilibrio con la mobilità dei beni da far fruire e, a questo scopo, ci sarebbe bisogno, oltre che della saggezza, anche di più specialisti, di più attrezzature tecniche e di più spazi. Speriamo che il futuro ci fornisca le soluzioni.
Archivi e archivisti ecclesiastici come luoghi della memoria della Chiesa
In conformità al suo stato di pellegrina la Chiesa cerca, ininterrottamente, i mezzi della storia della salvezza che possano condurre gli uomini alla loro meta soprannaturale. Alla soglia del terzo millennio gli archivisti sono lieti di percepire che la Chiesa li interpella a tale scopo, che la loro attività è considerata un servizio e il luogo delle loro fatiche è benedetto. E arrivato il tempo per l'archivista di dare un nuovo valore al suo lavoro.
Gli archivi ecclesiastici ungheresi, date le loro dimensioni, non vengono annoverati tra i più grandi, tuttavia essi sono significativi e unici se considerati dal punto di vista della storia della nazione, dell'Europa e dei rapporti intercontinentali.
In totale ci sono 34 grandi archivi ecclesiastici in Ungheria, 21 sono cattolici, tra questi spicca l'archivio primaziale di Esztergom. La sua importanza è data dal fatto che l'arcivescovo di Esztergom è stato da sempre il primate d'Ungheria e il più delle volte un cardinale. Egli ha ricoperto un ruolo notevole e particolare per Chiesa come anche per lo Stato. Le diocesi sono state regolate da Giovanni Paolo II nel 1993 con la bolla "Hungarorum gens". Nella nostra patria ci sono 4 province
e 16 ordinariati, 13 dei quali dispongono di un archivio. Nella maggior parte dei casi gli archivi diocesani e quelli capitolari lavorano congiuntamente, tranne il caso di Pécs, dove sono completamente separati. Inoltre ci sono 5 archivi di ordini religiosi (benedettini, cistercensi, francescani, premostratensi a Csorna, scolopi), 2 archivi scolastici (Università cattolica Péter Pàzmàny, Scuola superiore cattolica Jànos Vitéz) e 1 archivio appartenente ad una fondazione (Fondazione Mindszenty). Così in totale troviamo 21 archivi. Nella chiesa riformata i più importanti sono gli archivi sinodali, ci sono 4 archivi di distretti ecclesiastici, 1 archivio di un collegio e diversi archivi più piccoli appartenenti a singole comunità. Nella chiesa evangelico-luterana c'è una serie di archivi di collegi accanto all'Archivio Evangelico Nazionale. Anche le chiese battiste, serbo-ortodosse, rumeno-ortodosse e quelle uniate dispongono di archivi. Relativamente ai grandi archivi si possono elencare in totale 33 istituzioni. Nella chiesa cattolica, in quella riformata e in quella evangelica c'è un Centro che controlla gli archivi ecclesiastici.
E' caratteristico il fatto che gli archivi ecclesiastici possiedono una mole abbondante di norme. L'ultima regolamentazione statale risale alla legge LXVI del 1995, che vale naturalmente per tutti gli archivi. Questa legge ha annoverato gli archivi ecclesiastici (nel caso che essi rispettino precise condizioni) nella categoria degli archivi privati di fruibilità pubblica, il quinto capitolo di questa legge tratta specificatamente di essi. A questa categoria possono appartenere anche gli
archivi di qualunque partito o fondazione, in definitiva non c'è nella legge il concetto di archivio ecclesiastico. Lo Stato ha aumentato questa legislazione con altre leggi, per esempio con la legge sulla protezione dei dati personali. Il tipo di protezione è stato regolamentato ad un livello legislativo inferiore da un decreto ministeriale del 2002.
Prima erano ammessi all'ingresso nel "santo dei santi" di un archivio quasi solamente alcuni privilegiati specialisti. Il cambio di sistema ha reso la gente più curiosa e le leggi hanno, in un certo senso, precorso questa tendenza. Nel terzo millennio la Chiesa, come abbiamo fatto notare in precedenza, offre alla gente una nuova prospettiva dal punto di vista della storia della salvezza.
sistemazione dei documenti di questi posti, come per esempio a Szombathely, oppure di trasferimento di questi in una sede centrale, come nel caso di Debrecen.
Questo lavoro non è ancora terminato. La digitalizzazione si è ormai affermata, essa è utile non solo per la sicura conservazione ma anche perché facilita la ricerca, la copiatura, le pubblicazioni e l'organizzazione di mostre. E' particolarmente importante per lo studio del materiale medievale, dei sigilli, degli stemmi.
Negli archivi statali è cominciata l'elaborazione di un sistema di fondi unitario, con
pubblica forniscono all'Archivio Nazionale un rapporto completo sullo stato dell'archivio, le acquisizioni, i lavori eseguiti, la ricerca, le pubblicazioni, le mostre. Un buon rapporto può essere stabilito con gli archivi cittadini e dei comitati, poiché i ricercatori in molti casi sono i medesimi, soprattutto nel caso della storia della propria regione. Inoltre questi si prestano a vicenda del materiale e i collaboratori partecipano anche come organizzatori e relatori alle mostre e conferenze. La reciproca fiducia si è manifestata particolarmente nel caso della restituzione degli archivi capitolari. L'Associazione degli Archivi Ungheresi funziona bene e anche degli archivisti ecclesiastici hanno collaborato alla sua fondazione. Come sezione completamente indipendente, tuttavia, si è costituita l'Associazione degli Archivisti Ecclesiastici Ungheresi, della quale possono far parte tutti gli archivisti ecclesiastici e i ricercatori archivistici. Il suo significato è accresciuto dal fatto che essa funziona a livello regionale, in modo che anche gli archivisti ungheresi oltre confine possono associarsi come membri a tutti gli effetti. Ogni anno si organizza una riunione generale con
relazioni ed escursioni, in questa occasione viene assegnato il Premio Làszlò Kormos, che prende il nome dal fondatore.
L'episcopato cattolico ungherese ha dato vita, il 25 marzo 1969, ad un organo centrale che unisce archivi, biblioteche e musei ecclesiastici: il "Centro Nazionale delle Collezioni Cattoliche", il quale funzionava nell'ambito dell'Azione Cattolica. II presidente dell'episcopato ha approvato il suo statuto il 1° settembre 1976. Dopo il cambio di sistema l'Azione Cattolica si è estinta e nel 1990 è nata la Conferenza Episcopale Cattolica Ungherese e, in seno ad essa, il Centro è diventato una
persona giuridica, su di essa ha il controllo un vescovo della Conferenza. II centro si occupa degli archivi attraverso una referente che visita gli archivi e consiglia le istituzioni. Inoltre lei organizza delle conferenze, al momento sta curando una collezione di termini latini presenti negli archivi ecclesiastici.