MARGIT BEKE
 

Gli archivi ecclesiastici sono i centri della cultura


L'azione della Chiesa è ispirata dal comandamento cristiano: "Andate e ammaestrate tutte le nazioni". Nel documento "Il ruolo degli archivi ecclesiastici nella vita pastorale" è stabilita la modalità propria, con la quale gli archivi possono osservalo e noi dobbiamo realizzarla concretamente, questo è uno dei nostri compiti. La nuova concezione che fa dell'archivio il luogo efficace della memoria cristiana ci apre una nuova prospettiva. Gli archivi, come custodi dell'eredità del passato, ispirano al meglio l'idea della perennità, muovono verso l'approfondimento e, con ciò, producono diversi frutti in ambito scientifico. Questo caratterizzava il passato. Le esigenze del nuovo millennio ci spingono all'azione e il primo passo in tal senso è la conversione della coscienza dell'archivista, questi deve riconoscere le richieste delle altre persone e deve saper indicare la giusta via della storia della salvezza attraverso la sua specializzazione e il suo lavoro. L'impressione è che le cose da vedersi inondino la società odierna e che l'archivista cerchi di venire incontro sufficientemente a questa richiesta. Fino a oggi abbiamo creduto che i tradizionali lavori archivistici (la raccolta, la conservazione, la elaborazione e la pubblicazione di documenti) siano stati sufficienti a soddisfare le esigenze. Questi sono necessari ma per nulla sufficienti. Il sapersi orientare dell'archivista tra il materiale archivistico non può essere fine a sé stesso, poiché
questi deve trasmettere le proprie conoscenze ai ricercatori, condividere le perle preziose non solo con i ricercatori accreditati ma anche tra coloro che sono di passaggio, ormai anche per le strade di Internet. Il 12 maggio 2002, in occasione della Giornata Mondiale delle Comunicazioni, il Santo Padre ha espresso la preoccupazione che i giusti valori non siano accolti nel mondo di Internet. (E' interessante che questo messaggio l'abbiamo trovato proprio su Internet.) L'archivista può essere di grande aiuto alla Chiesa in questo compito, con una coscienza attenta può trasmettere i valori eterni, le conoscenze della storia e la verità. Nella nostra patria possiamo riportare i seguenti sforzi a partire dal cambio di sistema politico. Tra i 21 archivi cattolici l'archivio diocesano di Györ ha ricevuto un nuovo edificio, l'archivio greco-cattolico di Hajdùdorog ha ricevuto alcune nuove stanze, la nuova diocesi di Debrecen-Nyìredgyhàza ha istituito il suo archivio e raccolto il materiale, l'archivio della fondazione Mindszenty si è trasferito da Mariazell e Vaduz a Budapest, e le diocesi che in passato disponevano di un archivio capitolare ne hanno ottenuto la restituzione dalla Stato.
Da più di dieci anni l'archivio primaziale ha iniziato l'organizzazione di conferenze internazionali ed ecumeniche, che da allora sono diventate tradizionali. In molte diocesi i vescovi hanno dato vita a commissioni di storia della Chiesa in dialogo e collaborazione con gli archivisti, in modo da creare un tavolo di conferenze per la ricerca scientifica, così da poter allargare a ulteriori circoli le pubblicazioni da essa scaturite, anche se le limitate collocazioni non favoriscono questo proposito. La via da seguire per il futuro è la trasmissione delle conoscenze, che si basano
sulla ricerca, a coloro che cercano Dio nella verità, anche attraverso l'uso di Internet. L'elaborazione e l'utilizzo dei "gruppi principali di fondi" promossi dagli archivi civili facilitano questa strada proprio attraverso il mezzo del linguaggio.
Un'ulteriore trasmissione della tradizione si attua nella rappresentazione di mostre, dove l'archivista espone i suoi pezzi più belli e attraverso di essi si fa mediatore di una parte della bellezza di Dio. Un eccezionale esempio di ciò è la mostra dal titolo "Mille anni della Chiesa ungherese", tenutasi in Vaticano e in parte anche nel Museo Nazionale Ungherese di Budapest. Il catalogo della mostra in italiano, ungherese e inglese (arricchito con una parte storica) non è solo bello, ma può anche essere utile e di valore per altri Paesi.
Le opere archivistiche sulle fonti sono realizzate attraverso un faticoso lavoro, ma sono preziose perché frutto di diversi ricercatori. Le pubblicazioni di documenti medievali, verbali di visite e di conferenze episcopali sono molto importanti perché vicine al lavoro degli archivisti. Naturalmente non possono essere abbandonate le pubblicazioni degli espedienti archivistici, poiché di qui possono derivare le prime informazioni per i ricercatori, senza che questi debbano recassi in archivio. Moderni supporti di dati, come Cd e Cd-Rom sono già stati pubblicati, in futuro dobbiamo moltiplicare questi sforzi esemplari.
Il controllo sugli archivi ecclesiastici cattolici è esercitato dal Centro Nazionale delle Collezioni Cattoliche, dove lavora una incaricata che si occupa della produzione di diversi lessici: uno tratta dei termini di sistemazione dell'archivio e di registrazione, l'altro è sui termini degli archivi ecclesiastici, il terzo è una raccolta di termini latini per gli archivi ecclesiastici. L'intera raccolta di termini sarà di grande aiuto per gli archivisti. Inoltre organizza conferenze che trasmettono le più approfondite conoscenze di un'area scientifica, come per esempio le incisioni, le filigrane, gli stemmi ecclesiastici o la legge sulla protezione dei diritti d'autore, la questione del diritto di proprietà ecclesiastico.
Noi sperimentiamo anche le difficoltà della sopra citata via della trasmissione dell'annuncio della gioia. II lavoro silenzioso della elaborazione archivistica deve essere tenuto in equilibrio con la mobilità dei beni da far fruire e, a questo scopo, ci sarebbe bisogno, oltre che della saggezza, anche di più specialisti, di più attrezzature tecniche e di più spazi. Speriamo che il futuro ci fornisca le soluzioni.

 

 



Archivi e archivisti ecclesiastici come luoghi della memoria della Chiesa

 
 


In conformità al suo stato di pellegrina la Chiesa cerca, ininterrottamente, i mezzi della storia della salvezza che possano condurre gli uomini alla loro meta soprannaturale. Alla soglia del terzo millennio gli archivisti sono lieti di percepire che la Chiesa li interpella a tale scopo, che la loro attività è considerata un servizio e il luogo delle loro fatiche è benedetto. E arrivato il tempo per l'archivista di dare un nuovo valore al suo lavoro.
Gli archivi ecclesiastici ungheresi, date le loro dimensioni, non vengono annoverati tra i più grandi, tuttavia essi sono significativi e unici se considerati dal punto di vista della storia della nazione, dell'Europa e dei rapporti intercontinentali.
In totale ci sono 34 grandi archivi ecclesiastici in Ungheria, 21 sono cattolici, tra questi spicca l'archivio primaziale di Esztergom. La sua importanza è data dal fatto che l'arcivescovo di Esztergom è stato da sempre il primate d'Ungheria e il più delle volte un cardinale. Egli ha ricoperto un ruolo notevole e particolare per Chiesa come anche per lo Stato. Le diocesi sono state regolate da Giovanni Paolo II nel 1993 con la bolla "Hungarorum gens". Nella nostra patria ci sono 4 province
e 16 ordinariati, 13 dei quali dispongono di un archivio. Nella maggior parte dei casi gli archivi diocesani e quelli capitolari lavorano congiuntamente, tranne il caso di Pécs, dove sono completamente separati. Inoltre ci sono 5 archivi di ordini religiosi (benedettini, cistercensi, francescani, premostratensi a Csorna, scolopi), 2 archivi scolastici (Università cattolica Péter Pàzmàny, Scuola superiore cattolica Jànos Vitéz) e 1 archivio appartenente ad una fondazione (Fondazione Mindszenty). Così in totale troviamo 21 archivi. Nella chiesa riformata i più importanti sono gli archivi sinodali, ci sono 4 archivi di distretti ecclesiastici, 1 archivio di un collegio e diversi archivi più piccoli appartenenti a singole comunità. Nella chiesa evangelico-luterana c'è una serie di archivi di collegi accanto all'Archivio Evangelico Nazionale. Anche le chiese battiste, serbo-ortodosse, rumeno-ortodosse e quelle uniate dispongono di archivi. Relativamente ai grandi archivi si possono elencare in totale 33 istituzioni. Nella chiesa cattolica, in quella riformata e in quella evangelica c'è un Centro che controlla gli archivi ecclesiastici.
E' caratteristico il fatto che gli archivi ecclesiastici possiedono una mole abbondante di norme. L'ultima regolamentazione statale risale alla legge LXVI del 1995, che vale naturalmente per tutti gli archivi. Questa legge ha annoverato gli archivi ecclesiastici (nel caso che essi rispettino precise condizioni) nella categoria degli archivi privati di fruibilità pubblica, il quinto capitolo di questa legge tratta specificatamente di essi. A questa categoria possono appartenere anche gli
archivi di qualunque partito o fondazione, in definitiva non c'è nella legge il concetto di archivio ecclesiastico. Lo Stato ha aumentato questa legislazione con altre leggi, per esempio con la legge sulla protezione dei dati personali. Il tipo di protezione è stato regolamentato ad un livello legislativo inferiore da un decreto ministeriale del 2002.

La Chiesa regola i suoi archivi a diversi livelli, innanzitutto sono da ricordare le diverse norme del Codex Iuris Canonici del 1983. Qui sono stabiliti i compiti e le regole di conservazione per quanto riguarda gli archivi storici, segreti, diocesani e parrocchiali, così come la loro amministrazione. La Commissione Pontificia dei Beni Culturali ha pubblicato nel 1998 un documento dal titolo "Il ruolo degli archivi ecclesiastici nella vita pastorale" che abbiamo fatto tradurre in ungherese. Questo documento sintetizza chiaramente le riflessioni che la Santa Sede ha compiuto in merito agli archivi, è un documento di grande importanza poiché tratta queste istituzioni come mezzi di evangelizzazione. Un'ulteriore regolamentazione è sorta dall'accordo tra la Santa Sede e la repubblica Ungherese che è entrato in vigore nel 1999. Questa legge riprende il concetto ecclesiastico di archivio: "I tesori e i documenti conservati negli archivi ecclesiastici sono una parte dell'eredità culturale ungherese", e fissa il principio del sovvenzionamento statale. Mi ha fatto piacere la menzione del concetto di eredità culturale ungherese, poiché questa frase ha ripetuto un punto del sinodo della diocesi di Esztergom-Budapest, che io come partecipante avevo proposto di inserire nel documento. Così siamo giunti alle questioni sulla normativa degli archivi affrontate dal sinodo diocesano. Il sinodo dell'arcidiocesi Esztergom-Budapest ha cercato i nuovi metodi di evangelizzazione nell'ottica del Concilio Vaticano II e il documento li stabilisce. Questo evento aveva un particolare significato perché poteva servire da modello ad altri sinodi diocesani. Basandosi sul Codice di Diritto Canonico il sinodo parla dei compiti dell'archivista, del cancelliere e del decano. Le diocesi di Szeged-Csnanàd e di Vàc parlano della valorizzazione degli archivi come un compito importante. Nel sinodo dell'arcidiocesi di Eger e delle diocesi di Székesfehérvàr e Szombathely si tratta dettagliatamente dell'archivio. Anche l'arcidiocesi di Kalocsa-Kecskemét può essere menzionata, la nuova diocesi di Debrecen-Nyìregyhàza, tuttavia, preferisce occuparsi delle regole di immatricolazione in appendice.
Dopo aver trattato della multiforme legislazione è interessante parlare della cura egli archivi ecclesiastici. II patrimonio archivistico della Chiesa cattolica è stato giudicato diversamente dalla società e dalla Chiesa. Prima del 1945 la preoccupazione più importante era la documentazione della molteplice attività religiosa, spirituale ed economica, cioè la creazione di un registro, di un archivio che andava soprattutto protetto dalla luce naturale, eventualmente anche con sbarre di ferro resistenti al fuoco; altra attività prioritaria era la sistemazione di questo materiale con l'utilizzo di cassette, cartelle, raccoglitori, scatole, rotoli, armadi, scaffalature. Dopo il 1945 è sopraggiunta l'epoca della "curiosità" con un interesse di massa verso la ricerca e con le moderne possibilità di sistemazione e di elaborazione dei dati che le nuove tecniche informatiche offrivano.
Prima erano ammessi all'ingresso nel "santo dei santi" di un archivio quasi solamente alcuni privilegiati specialisti. Il cambio di sistema ha reso la gente più curiosa e le leggi hanno, in un certo senso, precorso questa tendenza. Nel terzo millennio la Chiesa, come abbiamo fatto notare in precedenza, offre alla gente una nuova prospettiva dal punto di vista della storia della salvezza.
Questa nuova concezione è geniale perché non è solamente finalizzata a produrre e conservare i nuovi e i vecchi supporti dei dati, ma vuole trasmettere e presentare all'intera umanità la centenaria e millenaria eredità del passato. Il documento sopra citato ha indicato dei doveri non solo per gli archivisti ma anche per i proprietari. Le pubblicazioni, le analisi dei documenti, le mostre, le conferenze, il collegamento ad Internet possono essere considerati tutti dei mezzi di trasmissione. Sarebbe opportuno che le pubblicazioni fossero proporzionate al lavoro archivistico tradizionale.L'attività finalizzata alla fruibilità dimostra a tutti come siano presenti molte conoscenze specialistiche, mentre le fasi nascoste (acquisizione del materiale, sistemazione, scarto, ricerca e servizio del ricercatore) danno l'impressione agli altri che in archivio non si lavori abbastanza. In realtà è necessario eseguire tutte le fasi del lavoro in archivio, in modo tale che il materiale ben ordinato e sistemato possa essere utile per le manifestazioni rappresentative.
I proprietari nominano alcune persone per la cura degli archivi ecclesiastici. Nei diversi archivi lavorano specialisti sia laici che religiosi, con competenze a diversi livelli, negli ultimi anni è da notare con piacere questa tendenza. Gli archivisti diocesani curano anche l'archivio capitolare. Il Codice del 1983 prescrive che il cancelliere sia in possesso della chiave dell'archivio, questo diritto viene delegato agli archivisti, il loro lavoro è precisato sia da leggi statali sia da leggi ecclesiastiche di diversi livelli. A destare preoccupazione non è tanto la mancanza di specialisti quanto la situazione del personale. Mancano le condizioni materiali e gli spazi per gli ampliamenti.

 

Nei singoli archivi ci sono 1-3 collaboratori, uno dei quali è un esperto di computer. La situazione degli archivi parrocchiali non è così favorevole, data la mancanza di tempo del parroco per occuparsene, ci sono tuttavia delle eccezioni, per esempio a Pàsztò dove il parroco è un qualificato archivista. II problema consiste nell'impossibilità di creare un archivio centrale, data la mancanza di spazi, dove poter sistemare il materiale delle parrocchie abbandonate. Sono da osservare tentativi di
sistemazione dei documenti di questi posti, come per esempio a Szombathely, oppure di trasferimento di questi in una sede centrale, come nel caso di Debrecen.
Gli archivisti preferiscono i lavori da eseguire necessariamente. Un compito specifico, tra i lavori da svolgere negli archivi, è l'assunzione del materiale degli archivi capitolari come "luoghi di fede". Negli archivi capitolati erano conservati materiali di due tipi, uno era il materiale dei "luoghi di fede", l'altro era quello dell'archivio privato. I documenti che si riferivano all'attività dei "luoghi della fede" furono trasferiti nel 1950 nel Archivio del Comitato a causa di interessi nazionali. La loro restituzione è stata ottenuta dopo il cambio di sistema. Solo dopo essere stati inventariati e fotografati al microscopio, questi archivi possono tornare in possesso dei proprietari originari.
Questo lavoro non è ancora terminato. La digitalizzazione si è ormai affermata, essa è utile non solo per la sicura conservazione ma anche perché facilita la ricerca, la copiatura, le pubblicazioni e l'organizzazione di mostre. E' particolarmente importante per lo studio del materiale medievale, dei sigilli, degli stemmi.
La presentazione di conferenze può contare su un passato più che decennale, dove svolge un ruolo importante accanto all'internazionalità anche lo spirito ecumenico. Venendo incontro alle nuove esigenze della società, l'Archivio Primaziale ha organizzato con la Commissione Autonoma di Komàrom-Esztergom una conferenza dal titolo "Chiese nel mondo che cambia", la prima volta dopo il cambio di sistema nel 1991, nell'anno della visita del Papa Giovanni Paolo Il, dove 105 ricercatori, secondo uno spirito ecumenico, hanno tenuto le loro relazioni in diverse sezioni. La conferenza era collegata con una liturgia ecumenica e una esposizione. Da allora l'Archivio Primaziale organizza ogni anno una conferenza, anche internazionale. Anche altri archivi presentano i risultati delle loro ricerca in maniera simile, come l' arcidiocesi di Kalocsa-Kecskemèt o la diocesi di Székesfehérvàr. L' arcidiocesi di Esztregom-Budapest ha portato la Commissione di storia della chiesa alla pubblicazione delle sue ricerche, secondo lo spirito conciliare, questa organizza anche conferenze che trattano principalmente della storia dell'arcidiocesi e ha cominciato la pubblicazione di un suo periodico, dal nome "Miscellanea Ecclesiae Strigoniensis'. Altri mezzi di evangelizzazione sono le mostre, cioè la partecipazione ad esse. Questo risalta specialmente nelle collezioni dove museo, biblioteca e archivio sono diretti congiuntamente.
Internet è presente in ogni istituzione diocesana, religiosa e scolastica, questo significa che il suo utilizzo è possibile. II Centro Nazionale delle Collezioni Cattoliche porta avanti la sua corrispondenza anche via e-mail, dove è possibile, ma questo forma non sembra essere accettata completamente, forse per la poca eleganza. Specialmente per gli archivisti che sono abituati alle belle e pregiate forme epistolari complete di fregi e sigle, ma Internet è la via del futuro che corre. Gli archivi ecclesiastici sono spinti a collegarsi in rete fra loro, perché questa è la strada e il vantaggio del futuro. Al momento siamo in fase di ricerca. Ogni archivio elabora il suo materiale con l'ausilio del computer, mettersi in rete è una questione di decisione. L'archivio dell' arcidiocesi di Kalocsa-Kecsemét possiede una sua homepage che, accanto alla storia dell'arcidiocesi, contiene anche le più recenti e importanti informazioni, come il curriculum vitae dei collaboratori dell'archivio e gli orari di apertura.

Negli archivi statali è cominciata l'elaborazione di un sistema di fondi unitario, con

l'intenzione di collegare in Internet tutti i sistemi archivistici. Questo però comporta delle difficoltà. Negli archivi ecclesiastici le segnature sono diverse, la cura degli atti e la sistemazione sono differenti, per non parlare dei termini tecnici. Il Centro Nazionale delle Collezioni Cattoliche ha più volte organizzato delle conferenze per la risoluzione di questo problema. Il nuovo sistema prevede l'introduzione dei "gruppi principali di fondi", che negli archivi ecclesiastici non sono mai stati utilizzati, e anche i fondi subordinati, che ora vengono elaborati, non rispecchiano la loro struttura. Anche nelle diverse chiese locali la nomenclatura non è uniforme. "Concistoro della Sede Apostolica" significa nell'archivio primaziale, per esempio, l'insieme della documentazione di un processo matrimoniale che, a causa del suo carattere confidenziale, non può essere oggetto di ricerca, invece, nell'archivio diocesano di Vàc, gli "atti della Sede Apostolica" indicano l'insieme degli atti dell'ordinaria amministrazione della diocesi che, naturalmente, sono a disposizione dei ricercatori. Un'ulteriore difficoltà consiste nel fatto che le segnature usate finora o scompaiono oppure sono sostituite da nuove, che è la soluzione migliore, tuttavia le segnature vengono così allungate. Dobbiamo insomma cercare l'elaborazione di un sistema di linguaggio comune.
La separazione tra Stato e Chiesa è stata già sancita dalla Costituzione del 1949 ed è, con pochi cambiamenti, valida ancora oggi. La Costituzione stabilisce che, nella Repubblica Ungherese, lo Stato funziona separatamente dalla Chiesa. Questo concetto è ripetuto dalla legge 1990/IV sulla libertà di coscienza e di religione e sulla Chiesa. Le leggi sugli archivi, naturalmente, sono vincolanti anche per gli archivi ecclesiastici, queste hanno coniato il concetto di archivi privati di fruibilità pubblica e hanno inserito anche gli archivi ecclesiastici in questo settore. Nell'anno 1998 un decreto ministeriale ha istituito il Consiglio per gli Archivi, che ha proposto l'introduzione di ispettori specializzati per gli archivi. Questi decidono la programmazione annuale del lavoro degli archivi, lo controllano e presentano una proposta sulla distribuzione del bilancio preventivo tra gli archivi privati di fruibilità pubblica. Il Consiglio agisce in modo sufficientemente autonomo, esso stesso decide le sue competenze di controllo anche sugli archivi privati. Questo viene eseguito da 3 ispettori specializzati che controllano l'adempimento dei compiti, la distribuzione del bilancio preventivo, gli scarti, possono entrare negli archivi, prendere visione degli atti, osservare le attività specialistiche. Da ciò può nascere la domanda: quanto è effettivamente realizzata la separazione tra Stato e Chiesa? Oppure: cosa comporta questa nel caso degli archivi? Gli ispettori statali visitano regolarmente gli archivi ecclesiastici e inviano i loro rapporti al ministero.
Insieme agli altri archivi statali e autonomi anche tutti gli archivi privati di fruibilità
pubblica forniscono all'Archivio Nazionale un rapporto completo sullo stato dell'archivio, le acquisizioni, i lavori eseguiti, la ricerca, le pubblicazioni, le mostre. Un buon rapporto può essere stabilito con gli archivi cittadini e dei comitati, poiché i ricercatori in molti casi sono i medesimi, soprattutto nel caso della storia della propria regione. Inoltre questi si prestano a vicenda del materiale e i collaboratori partecipano anche come organizzatori e relatori alle mostre e conferenze. La reciproca fiducia si è manifestata particolarmente nel caso della restituzione degli archivi capitolari. L'Associazione degli Archivi Ungheresi funziona bene e anche degli archivisti ecclesiastici hanno collaborato alla sua fondazione. Come sezione completamente indipendente, tuttavia, si è costituita l'Associazione degli Archivisti Ecclesiastici Ungheresi, della quale possono far parte tutti gli archivisti ecclesiastici e i ricercatori archivistici. Il suo significato è accresciuto dal fatto che essa funziona a livello regionale, in modo che anche gli archivisti ungheresi oltre confine possono associarsi come membri a tutti gli effetti. Ogni anno si organizza una riunione generale con
relazioni ed escursioni, in questa occasione viene assegnato il Premio Làszlò Kormos, che prende il nome dal fondatore.

L'episcopato cattolico ungherese ha dato vita, il 25 marzo 1969, ad un organo centrale che unisce archivi, biblioteche e musei ecclesiastici: il "Centro Nazionale delle Collezioni Cattoliche", il quale funzionava nell'ambito dell'Azione Cattolica. II presidente dell'episcopato ha approvato il suo statuto il 1° settembre 1976. Dopo il cambio di sistema l'Azione Cattolica si è estinta e nel 1990 è nata la Conferenza Episcopale Cattolica Ungherese e, in seno ad essa, il Centro è diventato una
persona giuridica, su di essa ha il controllo un vescovo della Conferenza. II centro si occupa degli archivi attraverso una referente che visita gli archivi e consiglia le istituzioni. Inoltre lei organizza delle conferenze, al momento sta curando una collezione di termini latini presenti negli archivi ecclesiastici.

In definitiva possiamo dire che gli archivisti ecclesiastici ungheresi stanno lavorando con grande impegno negli archivi come luoghi della cultura cristiana e sono pronti, in futuro, a dare il loro contributo anche a livelli internazionali.